Myricae
"Non omnis arbusta iuvant humilesque myricae" Ecl. IV, v. 2 (Non a tutti piacciono gli arbusti e le basse tamerici). Virgilio all'inizio del sua sua quarta ecloga invoca le muse di Sicilia perché il tono della sua poesia si elevi e giustifica questo mutamento con l'osservazione che non a tutti piace o è di giovamento la poesia semplice e umile. Per esprimere questo pensiero nomina arbusti e umili tamerici come metafora di tale semplicità.
martedì 14 gennaio 2020
venerdì 10 gennaio 2020
Leggere: la fatica, il piacere, l'obbligo, la libertà
Sono pienamente d’accordo con la tesi esposta dall’autore, perché la lettura non mi ha mai appassionato in quanto, oltre ad essere faticosa, la trovo poco interessante. Quando prendo un libro tra le mani e inizio a leggere, già dalle prime pagine vengo assalito da un senso di stanchezza e di noia che mi portano a distogliere l’attenzione dal testo e a distrarmi, perdendo così le fila del discorso e arrivando ad un certo punto a non capire più quello che sto leggendo.
Io credo che ciò che permette di capire e apprezzare un’attività sia la passione che crea un collegamento tra essa e le persone ed è questo che a me manca.
In pieno accordo con l’autore ritengo che il piacere per la lettura non si possa imprimere, ma il suo sviluppo in una persona può essere aiutato fin da quando essa è bambina.
Per quanto riguarda la mia storia però i fatti si sono svolti diversamente, perché più che aver ricevuto un aiuto alla lettura, mi sono sempre sentito obbligato dai professori e dai miei genitori a fare un’attività che si è sempre rivelata pesante.
Tutti i libri che mi sono stati assegnati a scuola, così come quelli che i miei genitori mi obbligavano a leggere, li ho sempre aperti perché qualcuno mi obbligava a farlo e così non ho potuto considerarli come un aiuto a crescere interiormente.
Ormai penso che tutti noi, ed io per primo, ci stiamo allontanando da una attività che più di ogni altra ci dovrebbe invece permettere di crescere.
Per quanto mi riguarda mi trovo molto d'accordo con ciò che sostiene l'autore: sono convinto, infatti, che la lettura sia un’attività molto faticosa, specialmente se la si affronta quasi “forzatamente”.
Da quando frequento la scuola suppongo che mi siano stati assegnati all'incirca una quarantina di libri e la cosa sorprendente è che quelli che mi sono piaciuti davvero e che non mi hanno per niente recato fatica nell'affrontarli si possono contare sulle dita di una mano.
Sono sicuro che se fossi stato “libero", dopo aver sfogliato i primi capitoli, avrei immediatamente smesso di leggere la maggior parte di essi.
Siccome, però, alla conclusione di una lettura “scolastica” c’è quasi sempre una verifica, ho sempre finito questi libri e non ho mai trovato alcun tipo di piacere nel leggerli.
Penso che leggere svogliatamente sia una delle esperienze più stancanti mentalmente che mi siano mai capitate perché, oltre a portarmi via grandi energie mentali, mi occupa anche un bel po' di tempo.
Per leggere “L'annuncio a Maria", per esempio, che è un libro di più o meno centocinquanta pagine, ho impiegato all'incirca due settimane, mentre sono riuscito a terminare un libro di Percy Jackson di trecentocinquanta pagine in due pomeriggi.
Questo fatto dimostra che quando la lettura provoca piacere diventa un’attività rilassante, al contrario quando si legge qualcosa a cui non si è interessati diventa stressante.
Probabilmente il motivo per cui così tanti libri non mi sono piaciuti è perché fin da piccolo ho letto solo libri fantasy, rifiutando, quasi totalmente, ogni altro genere di libro e perciò sono quelli che tutt'ora mi coinvolgono di più e da cui traggo più piacere.
Per questo motivo, credo, che sia davvero importante far abituare i bambini fin da piccoli a leggere qualsiasi genere di libro in modo tale che, una volta cresciuti, non avranno grosse difficoltà, altrimenti avranno il mio stesso tipo di problema e posso assicurare che è davvero faticoso.
[...] Quando è iniziata la mia avventura da lettrice non ero ancora totalmente a conoscenza delle infinite opportunità che il leggere mi avrebbe aperto. Tutto è iniziato all’età di cinque anni, quando mi sono avvicinata a questa attività per semplice curiosità, per il desiderio di essere in grado di farlo proprio come gli adulti che mi circondavano. Ben presto la possibilità di imparare mi è stata offerta dalla scuola, possibilità che fin da subito mi è apparsa più faticosa di quanto potessi immaginare [...] Nonostante tutto non mi sono fatta intimorire dalla fatica perché, fortunatamente, ero già entrata a contatto con il piacere della lettura ancor prima di sperimentare la fatica. Per questo credo che il leggere ad alta voce ai bambini è essenziale per il loro percorso di crescita e per motivarli a leggere e ciò è tangibile nella mia esperienza. [...] Così di anno in anno mi sono avvicinata a libri sempre più lunghi e complessi che costituivano per me una sfida sempre nuova. Ciò è potuto avvenire anche grazie ai libri che mi sono stati assegnati a scuola: io non sono dell’idea che una lettura imposta debba essere considerata di inferior valore rispetto ad una lettura scelta autonomamente, perché il leggere, in ogni caso, è sempre un arricchimento. Inoltre, se fossimo sempre e solo noi stessi a decidere quali libri leggere non ci porremmo mai delle sfide e mai andremmo oltre il genere che ci piace maggiormente, cosa invece essenziale per migliorare e arricchirsi culturalmente e come persona. Ad esempio io, personalmente, non avrei mai scelto di leggere un libro del calibro dei “Demoni” di Dostoevskij ma, quando mi è stata posta la sfida, sono riuscita ad intraprenderla e portarla a termine, crescendo come lettrice ma anche dal punto di vista umano, ottenendo la conferma che l’esercizio porta sempre a buoni risultati. Quindi, leggere è indubbiamente un'attività faticosa, ma credo che tutti dovrebbero sforzarsi di cogliere la sfida perché, se lo facessero, ne uscirebbero sicuramente più maturi e arricchiti.
Io credo che ciò che permette di capire e apprezzare un’attività sia la passione che crea un collegamento tra essa e le persone ed è questo che a me manca.
In pieno accordo con l’autore ritengo che il piacere per la lettura non si possa imprimere, ma il suo sviluppo in una persona può essere aiutato fin da quando essa è bambina.
Per quanto riguarda la mia storia però i fatti si sono svolti diversamente, perché più che aver ricevuto un aiuto alla lettura, mi sono sempre sentito obbligato dai professori e dai miei genitori a fare un’attività che si è sempre rivelata pesante.
Tutti i libri che mi sono stati assegnati a scuola, così come quelli che i miei genitori mi obbligavano a leggere, li ho sempre aperti perché qualcuno mi obbligava a farlo e così non ho potuto considerarli come un aiuto a crescere interiormente.
Ormai penso che tutti noi, ed io per primo, ci stiamo allontanando da una attività che più di ogni altra ci dovrebbe invece permettere di crescere.
Per quanto mi riguarda mi trovo molto d'accordo con ciò che sostiene l'autore: sono convinto, infatti, che la lettura sia un’attività molto faticosa, specialmente se la si affronta quasi “forzatamente”.
Da quando frequento la scuola suppongo che mi siano stati assegnati all'incirca una quarantina di libri e la cosa sorprendente è che quelli che mi sono piaciuti davvero e che non mi hanno per niente recato fatica nell'affrontarli si possono contare sulle dita di una mano.
Sono sicuro che se fossi stato “libero", dopo aver sfogliato i primi capitoli, avrei immediatamente smesso di leggere la maggior parte di essi.
Siccome, però, alla conclusione di una lettura “scolastica” c’è quasi sempre una verifica, ho sempre finito questi libri e non ho mai trovato alcun tipo di piacere nel leggerli.
Penso che leggere svogliatamente sia una delle esperienze più stancanti mentalmente che mi siano mai capitate perché, oltre a portarmi via grandi energie mentali, mi occupa anche un bel po' di tempo.
Per leggere “L'annuncio a Maria", per esempio, che è un libro di più o meno centocinquanta pagine, ho impiegato all'incirca due settimane, mentre sono riuscito a terminare un libro di Percy Jackson di trecentocinquanta pagine in due pomeriggi.
Questo fatto dimostra che quando la lettura provoca piacere diventa un’attività rilassante, al contrario quando si legge qualcosa a cui non si è interessati diventa stressante.
Probabilmente il motivo per cui così tanti libri non mi sono piaciuti è perché fin da piccolo ho letto solo libri fantasy, rifiutando, quasi totalmente, ogni altro genere di libro e perciò sono quelli che tutt'ora mi coinvolgono di più e da cui traggo più piacere.
Per questo motivo, credo, che sia davvero importante far abituare i bambini fin da piccoli a leggere qualsiasi genere di libro in modo tale che, una volta cresciuti, non avranno grosse difficoltà, altrimenti avranno il mio stesso tipo di problema e posso assicurare che è davvero faticoso.
[...] Quando è iniziata la mia avventura da lettrice non ero ancora totalmente a conoscenza delle infinite opportunità che il leggere mi avrebbe aperto. Tutto è iniziato all’età di cinque anni, quando mi sono avvicinata a questa attività per semplice curiosità, per il desiderio di essere in grado di farlo proprio come gli adulti che mi circondavano. Ben presto la possibilità di imparare mi è stata offerta dalla scuola, possibilità che fin da subito mi è apparsa più faticosa di quanto potessi immaginare [...] Nonostante tutto non mi sono fatta intimorire dalla fatica perché, fortunatamente, ero già entrata a contatto con il piacere della lettura ancor prima di sperimentare la fatica. Per questo credo che il leggere ad alta voce ai bambini è essenziale per il loro percorso di crescita e per motivarli a leggere e ciò è tangibile nella mia esperienza. [...] Così di anno in anno mi sono avvicinata a libri sempre più lunghi e complessi che costituivano per me una sfida sempre nuova. Ciò è potuto avvenire anche grazie ai libri che mi sono stati assegnati a scuola: io non sono dell’idea che una lettura imposta debba essere considerata di inferior valore rispetto ad una lettura scelta autonomamente, perché il leggere, in ogni caso, è sempre un arricchimento. Inoltre, se fossimo sempre e solo noi stessi a decidere quali libri leggere non ci porremmo mai delle sfide e mai andremmo oltre il genere che ci piace maggiormente, cosa invece essenziale per migliorare e arricchirsi culturalmente e come persona. Ad esempio io, personalmente, non avrei mai scelto di leggere un libro del calibro dei “Demoni” di Dostoevskij ma, quando mi è stata posta la sfida, sono riuscita ad intraprenderla e portarla a termine, crescendo come lettrice ma anche dal punto di vista umano, ottenendo la conferma che l’esercizio porta sempre a buoni risultati. Quindi, leggere è indubbiamente un'attività faticosa, ma credo che tutti dovrebbero sforzarsi di cogliere la sfida perché, se lo facessero, ne uscirebbero sicuramente più maturi e arricchiti.
martedì 7 gennaio 2020
Poesie in lingua originale
Alcune poesie in lingua originale
Charles Baudelaire, Correspondances [Corrispondenze] - recitata
Paul Verlaine, Art poétique [Arte poetica] - recitata - cantata da Leo Ferrè
Paul Verlaine, Chanson d'automne [Canzone d'autunno] - recitata da Gilles-Claude Thériault - cantata da Georges Brassens
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correzione testo tipologia B
Testo tratto da: Giuseppe Lupo , Rivincita dei libri sul terreno perso e sul tempo - La giornata mondiale – Il Sole 24 ore, mercoledì 24 ap...
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