venerdì 20 dicembre 2019

Anni di piombo

Gli anni di piombo
Periodo tra il 1969 e il 1982 caratterizzato da una estremizzazione della dialettica politica che prende il nome di "terrorismo" perché ricorre ad atti violenti che seminano il terrore nella società civile.

Milano, via De Amicis 14 maggio 1977: Giuseppe Memeo punta una pistola contro la polizia durante una manifestazione di protesta; rimane a terra Antonio Custra. Foto di Paolo Pedrizzetti. Quest'immagine è diventata l'icona degli anni di piombo.

mercoledì 11 dicembre 2019

lunedì 25 novembre 2019

Correzione tema

Temi
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1.
Una sofferenza personale necessaria per affrontare la questione climatica
Laudato sì è la seconda enciclica di papa Francesco, che tratta in un ampio testo di 246 capitoli il rapporto tra l’uomo e il creato alla luce dei grandi squilibri ambientali. Nel capitolo primo, titolato “Quello che sta accadendo alla nostra casa”, al capitolo 19, il testo afferma:
“Dopo un tempo di fiducia irrazionale nel progresso e nelle capacità umane, una parte della società sta entrando in una fase di maggiore consapevolezza. Si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta. Facciamo un percorso, che sarà certamente incompleto, attraverso quelle questioni che oggi ci provocano inquietudine e che ormai non possiamo più nascondere sotto il tappeto. L’obiettivo non è di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosità, ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare.”

Richiesta
Nella parte introduttiva della lettera enciclica, prima di entrare nel vivo della trattazione dell’argomento, il testo di papa Francesco indica quale sia la condizione per poter “riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare” sulla questione dei grandi squilibri ambientali. Commenta in modo argomentato l’affermazione in questione.

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2.
L’isolamento come ricetta per una buona vita
M’accorgo adesso che in tutto quest’anno, e anche prima, anche ai tempi delle magre follie, dell’Anna Maria, di Gallo, di Cate, quand’eravamo ancora giovani e la guerra una nube lontana, mi accorgo che ho vissuto un solo lungo isolamento, una futile vacanza, come un ragazzo che giocando a nascondersi entra dentro un cespuglio e ci sta bene, guarda il cielo da sotto le foglie, e si dimentica di uscire mai più.
(Cesare Pavese, La casa in collina, cap. XXIII)

Richiesta
Nel capitolo finale del romanzo, il protagonista Corrado stende un bilancio del suo percorso di vita esprimendo amarezza e rimpianto per aver vissuto un “lungo isolamento”. Eppure nel mondo attuale non è raro che ci venga proposto l’isolamento come strada per costruirci una vita felice. Nel corso della storia anche intere nazioni hanno adottato l’isolazionismo come linea di politica estera. Esponi le tue riflessioni su questa alternativa, portando anche esempi tratti dalle tue conoscenze di studio e o dalla tua esperienza personale.

mercoledì 20 novembre 2019

La tipologia B e il testo argomentativo

Esempio di traccia di tipologia B fornito dal MIUR (14 dic 2018)
Breve trattazione sul testo argomentativo
Il testo argomentativo (Pearson)

--- Schema-base di un testo argomentativo ---
Ambito: il campo esperienziale o intellettuale a cui appartiene il problema
Problema: la questione o domanda riguardo a cui si esprime un giudizio
Tesi: il giudizio
Argomenti: gli elementi o ragioni che giustificano la tesi
Antitesi: la tesi contraria o divergente
Obiezioni: le ragioni a sostegno dell'antitesi
Confutazione: le ragioni che inficiano o riducono gli argomenti dell'antitesi
Conferma della tesi: riproposizione della tesi

venerdì 27 settembre 2019

Brani di Pavese

"Sempre, ma più che mai questa volta, ritrovarmi davanti e in mezzo alle mie colline mi sommuove nel profondo. Deve pensare che immagini primordiali come a dire l'albero, la casa, la vite, il sentiero, la sera, il pane, la frutta, ecc. mi si sono dischiuse in questi luoghi [...] e rivedere perciò questi alberi, viti, sentieri ecc. mi dà un senso di straordinaria potenza fantastica, come se mi nascesse ora, dentro, l'immagine assoluta di queste cose, come se fossi un bambino, ma un bambino che porta, in questa sua scoperta, una ricchezza di echi, di stati, di parole, di ritorni, di fantasia insomma, che è davvero smisurata! Non sono vissuto altri trent'anni per niente. [...] Ora, questo stato aurorale di verginità che mi godo, ha l'effetto di farmi soffrire perché so che il mio mestiere è di trasformare tutto in "poesia". Il che non è facile. La prima idea è stata che quanto ho scritto finora erano sciocche cose, tracciate secondo schemi allotrii [ndr. estranei, diversi, eterogenei], che non hanno nessun sapore dell'albero, della casa, della vite, del sentiero, ecc. come li conosco. Andando per la strada del salto nel vuoto, capisco appunto che ben altre parole, ben altri echi, ben altra fantasia sono necessari. Insomma ci vuole un mito. Ci vogliono miti, universali fantastici, per esprimere a fondo e indimenticabilmente quest'esperienza che è il mio posto nel mondo." (Lettera a Fernanda Pivano, del 27 giugno 1942)

venerdì 13 settembre 2019

Il Paradiso di Dante

La ragione del viaggio
Il Paradiso è il terzo regno che Dante deve visitare per "campar d'esto loco selvaggio". Come preannunciato, la sua guida sarà Beatrice.

Inf. I, 91-94
A te convien tenere altro viaggio,» / rispuose, poi che lagrimar mi vide, / «se vuo’ campar d’esto loco selvaggio
Inf. I, 112-123
Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno / che tu mi segui, ed io sarò tua guida, / e trarrotti di qui per loco etterno,
ove udirai le disperate strida, / vedrai li antichi spiriti dolenti, / ch’a la seconda morte ciascun grida;
e vederai color che son contenti / nel foco, perché speran di venire / quando che sia a le beate genti.
A le quai poi se tu vorrai salire, / anima fia a ciò di me più degna: / con lei ti lascerò nel mio partire;


Attraversando l'Inferno, Dante ha appreso, osservandone gli effetti, quale sia la radice del male e ha scoperto il proprio cuore, imparando a distinguere cosa lo rende felice e pieno e cosa no.
Il percorso attraverso il Purgatorio gli ha consentito di purificarsi, di liberare dall'animo tutte le inclinazioni e le storture che gli hanno impedito di vedere il bene e di aderire ad esso.
Giunto sulla cima del monte, Dante riconosce pienamente il desiderio di cui è fatta la propria anima, un desiderio infinito che da sé non può riempire, ed è pronto ad affidarsi totalmente ad una risposta all'altezza del suo desiderio, come un bambino che senza preoccupazioni e freni si getta verso l'abbraccio della mamma.
Dopo che Beatrice lo ha fatto pentire e liberare dal singolare peccato che egli aveva commesso, ora getta lo sguardo nei cieli che ruotano sopra di lui emettendo un suono armonico e, mentre guarda, non si accorge che il suo copro si è già levato in volo ad una velocità indicibile.

Come è fatto il Paradiso di Dante?
Seguendo la visione cosmologica tomistico-aristotelica (cioè pensata da Aristotele e ripresa e modificata da Tommaso d'Aquino), Dante immagina 9 sfere sempre più grandi, tali che ognuna è contenuta nella successiva. Questi sono i cieli, ognuno dei quali è governato da un corpo astrale e emana un influsso sugli animi delle persone viventi.
I cieli sono: cielo della Luna, cielo di Mercurio, cielo di Venere, cielo del Sole, cielo di Marte, cielo di Giove, cielo di Saturno, cielo delle Stelle Fisse, Primo mobile. I cieli ruotano e imprimono il movimento a quello in essi contenuto e per questo motivo quelli più esterni sono sempre più veloci. L'ottavo cielo, quello delle Stelle fisse è il cielo nel quale ci sono tutte le stelle che costituiscono la volta celeste e che all'osservatore si muovono insieme. Il Primo mobile è il cielo più veloce di tutti e che, come dice il suo nome, è il primo che si muove.




Cosa c'è e cosa accade oltre il Primo mobile?
Arrivati oltre questo punto Dante entra nell'Empireo, un cielo fisso che imprime il movimento al Primo mobile. Nell'Empireo Dante vede un punto da cui scaturisce tutta la luce dell'universo E' Dio, e attorno a lui ruotano le cerchie degli angeli e dei beati che hanno qui la loro sede stabile e formano insieme la candida o mistica rosa.

Sorgono però dei problemi. Il primo è che se Dio è un punto luminoso, non capiamo in quale direzione si trovi. Ci è sempre stata consegnata una immagine del Paradiso in cui oltre il cielo delle Stelle Fisse vediamo l'Empireo e in suo punto la Mistica Rosa dei beati. Questa immagine però appare strana, perché non è chiaro in base a quale criterio debba essa debba stare da una parte e non da un'altra e perché così facendo ci sarebbero punti dell'Empireo più vicini a Dio e altri più lontani.

In realtà, se leggiamo bene le parole di Dante troviamo altre indicazioni:

Paradiso XXVII, 112-114
« Luce e Amor d'un cerchio lui comprende,
sì come questo li altri; e quel precinto
Colui che 'l cinge solamente intende. »
(Il cerchio di luce e d'amore che è l'Empireo contiene lui, cioè il Primo Mobile, così come quest'ultimo comprende tutti i cieli precedenti; e solo Colui che lo avvolge, cioè Dio, intende cosa sia e in che modo operi). Quindi pare che Dio avvolga l'Empireo e non sia l'Empireo a contenerlo.

Paradiso XXVIII, 25-42
Nel canto seguente poi Dante descrive come intorno a Dio ruotino cerchi di fuoco che girano anche più veloci del Primo Mobile, ma che sono via via più lenti, tanto più sono da Dio lontani, tutti contenuti nell'Empireo.

Paradiso, XXX, 10-13
Non altrimenti il triunfo che lude 
sempre dintorno al punto che mi vinse, 
parendo inchiuso da quel ch’elli ‘nchiude,                  12
a poco a poco al mio veder si stinse:
(In modo analogo il trionfo (i cori angelici) che ruota sempre festante intorno a quel punto luminoso (Dio) che vinse la mia vista, e che sembra racchiuso da ciò che esso stesso racchiude, poco alla volta svanì alla mia vista:)

Riepilogando, l'Empireo contiene sia i nove cieli sottostanti che la Mistica Rosa dei beati al centro della quale c'è Dio. Però l'Empireo al tempo stesso pare avvolgere Dio ed esserne avvolto, tanto che Dante dice che la Mistica Rosa sembra racchiusa da ciò che essa stessa racchiude. Come è possibile tutto ciò?

L'intuizione di Speiser
Il matematico tedesco Andreas Speiser nel 1925 ha intuito che lo spazio del Paradiso di Dante è basato su una geometria non euclidea, e cioè su uno spazio sferico.
Secondo Speiser l'Universo di Dante è una ipersfera, cioè una sfera dotata non di tre, ma di quattro dimensioni.
Per aiutarci facciamo un esempio con una realtà che conosciamo: la sfera terrestre. Se procediamo dal Polo nord verso il Polo sud, il nostro cammino è in linea retta, ma procediamo lungo cerchi sempre più ampi, i paralleli, fino all'equatore. Da lì proseguiamo sempre in linea retta verso il Polo sud attraversando paralleli di sempre più piccoli (di raggio minore). Ecco che in questo caso il punto dell'equatore sta in mezzo a due gruppi di cerchi concentrici.
Immaginiamo ora che al posto di muoverci attraverso cerchi crescenti, ci muovessimo attraverso sfere sempre più ampie e, giunti al punto massimo, l'Empireo, proseguissimo attraverso sfere sempre più piccole fino a Dio, avremmo realizzato più o meno il viaggio di Dante. Questo spiega perché l'Empireo contiene sia le sfere che hanno per centro la Terra, sia quelle che hanno per centro Dio. Spiega anche perché guardando l'Universo dalla parte di Dio, tutto è contenuto dentro la sua sfera.
Il giornalista Carlo Rovelli ha provato a rappresentare questo tipo di sfera, chiamata ipersfera, perché sviluppata su 4 dimensioni.


Solo che una sfera di questo tipo non esiste, o almeno non esisteva fino a che Einstein non ha teorizzato che proprio in questo modo è fatto il nostro universo.
Per approfondimenti vedi
Dante e Einstein nella tre-sfera https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35230



correzione testo tipologia B

Testo tratto da: Giuseppe Lupo , Rivincita dei libri sul terreno perso e sul tempo - La giornata mondiale – Il Sole 24 ore, mercoledì 24 ap...